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SCENA IX Nerone, Seneca. Nerone con Seneca discorre, dicendo voler adempire alle sue voglie. Seneca moralmente, e politicamente gli risponde dissuadendolo, Nerone si sdegna, e lo scaccia dalla sua presenza.
NERONE Son risoluto insomma O Seneca, o maestro, Di rimover Ottavia Dal posto di consorte, E di sposar Poppea.
SENECA Signor, nel fondo alla maggior dolcezza Spesso giace nascosto il pentimento. Consiglier scellerato è'l sentimento Ch'odia le leggi e la ragion disprezza.
NERONE La legge è per chi serve, e se vogl'io, Posso abolir l'antica E indur le nove; È partito l'impero, è'l ciel di Giove, Ma del mondo terren lo scettro è mio.
SENECA Sregolato voler non è volere, Ma (dirò con tua pace) egli è furore.
NERONE La ragione è misura rigorosa Per chi ubbidisce e non per chi comanda.
NERONE Tu mi forzi allo sdegno; al tuo dispetto, E del popol in onta e del senato E d'Ottavia, e del cielo, e del abisso, Siansi giuste od ingiuste le mie voglie, Oggi Poppea sarà mia moglie !
SENECA Siano innocenti i regi O s'aggravino sol di colpe illustri; S'innocenza si perde, Perdasi sol per guadagnar i regni, Ch'il peccato commesso Per agrandir l'impero Si assolve da sè stesso; Ma ch'una femminella abbia possanza Di condurti agli errori, Non è colpa da rege o semideo: È un misfatto plebeo.