SCENA III
Orrido carcere. In un canto finestra con inferriata. Porta nel fondo. Smorto fanale pendente dalla volta.
Azucena giacente sopra una specie di rozza coltre, Manrico seduto a lei dappresso
MANRICO
Madre?... non dormi?
AZUCENA
L'invocai più volte,
Ma fugge il sonno a queste luci... Prego...
MANRICO
L'aura fredda è molesta
Alle tue membra forse?
AZUCENA
No; da questa
Tomba di vivi sol fuggir vorrei,
Perché sento il respiro soffocarmi!...
MANRICO
torcendosi le mani
Fuggir!
AZUCENA
sorgendo
Non attristarti:
Far di me strazio non potranno i crudi!
MANRICO
Ah! come?
AZUCENA
Vedi?... Le sue fosche impronte
M'ha già stampato in fronte
Il dito della morte!
MANRICO
Ahi!
AZUCENA
Troveranno
Un cadavere muto, gelido!... anzi
Uno scheletro!
MANRICO
Cessa!
AZUCENA
Non odi?... gente appressa...
I carnefici son... vogliono al rogo
Trarmi!... Difendi la tua madre!
MANRICO
Alcuno,
Ti rassicura, qui non volge...
AZUCENA
senza badare a Manrico, con ispavento
Il rogo!
Parola orrenda!
MANRICO
Oh madre!... oh madre!
AZUCENA
Un giorno, turba feroce l'ava tua condusse
Al rogo... Mira la terribil vampa!
Ella n'è tocca già! già l'arso crine
Al ciel manda faville!...
Osserva le pupille
Fuor dell'orbita lor!... ahi... chi mi toglie
A spettacol sì atroce?
cadendo tutta convulsa fra le braccia di Manrico
MANRICO
Se m'ami ancor, se voce
Di figlio ha possa d'una madre in seno,
Ai terrori dell'alma
Oblìo cerca nel sonno, e posa e calma.
La conduce presso alla coltre