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ALVARO traendo una pistola No. Difenderti degg'io.
LEONORA Ripon quell'arma. Contro al genitore Vorresti? . . .
ALVARO No, contro me stesso!
LEONORA Orrore!
SCENA IV
Dopo vari colpi, apresi con istrepito la porta, ed il Marchese di Calatrava entra infuriato, brandendo una spada e seguito da due servi con lumi.
MARCHESE Vil seduttor! Infame figlia!
LEONORA correndo a suoi piedi No, padre mio.
MARCHESE Io più nol sono.
ALVARO Il solo colpevole son io. presentandogli il petto Ferite, vendicatevi.
MARCHESE No, la condotta vostra Da troppo abbietta origine Uscito vi dimostra.
ALVARO risentito Signor Marchese!
MARCHESE a Leonora Scostati. ai servi S'arresti l'empio.
ALVARO cavando nuovamente la pistola Guai se alcun di voi si muove.
LEONORA correndo a lui Alvaro, oh ciel, che fai?
ALVARO al Marchese Cedo a voi sol, ferite.
MARCHESE Morir per mano mia! Per mano del carnefice Tal vita spenta sia!
ALVARO Signor di Calatrava! Pura siccome gli angeli È vostra figlia, il giuro; Reo sono io solo. Il dubbio Che l'ardir mio qui desta. Si tolga colla vita. Eccomi inerme.
Getta via la pistola che, cadendo al suolo scarica il colpo, e ferisce mortalmente il Marchese.
MARCHESE Io muoio!
ALVARO disperato Arma funesta!
LEONORA correndo al padre Aita!
MARCHESE a Leonora Lungi da me. Contamina tua vista la mia morte!
LEONORA Padre!
MARCHESE Ti maledico! Cade tra le braccia dei servi
LEONORA Cielo, pietade!
ALVARO: Oh, sorte!
I servi portano via il Marchese, mentre Don Alvaro trae seco verso il verone la sventurata Leonora.