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SCENA OTTAVA Stanza nell'osteria. Di fronte una finestra: da un lato porta d'ingresso: dall'altro un gabinetto. Avvi un sofà e un tavolino. Rodolfo, indi Lisa.
RODOLFO Davver, non mi dispiace D'essermi qui fermato: il luogo è ameno, L'aria eccellente, gli uomini cortesi, Amabili le donne oltre ogni cosa. Quella giovine sposa È assai leggiadra... E quella ostessa? È un po' ritrosa, ma mi piace anch'essa. Eccola: avanti, avanti, Mia bella albergatrice.
LISA Ad informarmi Veniva io stessa se l'appartamento Va a genio al signor Conte.
RODOLFO Al signor Conte! (Diamine! son conosciuto!)
LISA Perdonate, Ma il Sindaco lo accerta, e a farvi festa Tutto il villaggio aduna. Io ringrazio fortuna Che a me prima di tutti ha conceduto Il favor di offrirvi il mio rispetto.
RODOLFO Nelle belle mi piace un altro affetto. E tu sei bella, o Lisa, Bella davvero...
LISA Oh! il signor Conte scherza.
RODOLFO No, non ischerzo: e questi furbi occhietti Quanti cori han sorpresi e ammaliati?
LISA No, non conosco finora innamorati.
RODOLFO Tu menti, o bricconcella. Io ne conosco...
LISA avvicinandosi Ed è?...
RODOLFO Se quel foss'io, Che diresti, o carina?
LISA Io... che direi?... Signor... nol crederei. In me non è beltà degna di tanto... Un merito ho soltanto: Quello di un cor sincero.
RODOLFO E questo è molto Strepito alla finestra. Ma qual rumore ascolto?
LISA (Mal venga all'importuno!)
RODOLFO Donde provien?
LISA Che non mi vegga alcuno. Fugge e nella fretta perde il fazzoletto; Rodolfo lo raccoglie e lo getta sul sofà.